a cura di Ombretta Feliziani |
Immagine del manoscritto [ c. 52 verso ][ In questa immagine del manoscritto si possono osservare non solo le particolarità della carta, ma anche le tracce del palinsesto. In modo particolare esso appare visibile nello spazio intercolumneo. ] (G. Boccaccio, Zibaldone Laurenziano, Biblioteca Medicea laurenziana, Firenze, cod. PL XXIX,8) |
c.52versocolonnaBIeronim(us), (contra) Iouinianu(m), (liber) I circa fine(m), de[ ] nonducenda uxore(m) \ |
c.52versocolonnaBGirolamo, contro Gioviniano, libro primo presso la fine, sul non prender moglie | |
AReolus [sic] theoflasti libru(m) de[ ]nuptijs edidit
(in) q(uo) q(uae)=
rit, an sapie(n)s uir ducat uxore(m), (et) si definiss(et) si[ ]pulcra e(ss)et, si[ ]b(ene) morigerata, si[ ]honestis pa= rentib(us), si ip(s)e san(us) (et) diues sit sapie(n)te(m) [sic] aliq(ua)n(do) inire matrimoniu(m) stati(m) intulit[ : ]¶Hec aut(em) |
[1] Areolo pubblicò un libro di Teofrasto, il "De Nuptiis", nel quale si interroga se l'uomo saggio debba prendere moglie; e dopo aver stabilito che fosse bella, di buoni costumi, di onesta famiglia e lui stesso in buona salute e ricco, sia saggio talvolta contrarre nozze, iniziò senz'altro così: In verità | |
raro
(in) nuptiis co(n)corda(n)t uniuersa;
no(n)
ig(itur) uxor
duce(n)da sapienti, primu(m) e(n)i(m) i(m)pedit studiu(m) phy(losophi)ae[ ; ] nec poss(it) q(ui)sq(uam) libris (et) uxori pariter i(n)s(er)uire. Multa e(n)i(m) co(n)sta(n)t matronar(um) usib(us) necessaria e(ss)e, p(re)tiose (scilicet) uestes, au(rum), su(m)pt(us), ge(m)me, ancille, |
[5] tutto ciò di rado si ritrova al tempo stesso in un matrimonio. L'uomo saggio, pertanto, non deve prendere moglie; infatti innanzitutto impedisce lo studio della filosofia; nessuno è in grado di dedicarsi contemporaneamente ai libri e alla moglie. Molte, infatti, sono le regolari necessità delle donne sposate: vesti preziose, oro, spese, gioielli, serve, | |
supellex uaria,
Dein(de)
p(er) tota(m) nocte(m) garrule co(n)=
q(uesti)o(n)es: illa honorat(i)or p(ro)cedit i(n) publicu(m); hec ho= norat(ur) ab om(n)ib(us), ego alit(er) (in) co(n)uentu fe(m)i(n)a(rum) misella despicior, cur aspiciebas uicina(m), cur cum ancilla loq(ue)ba(r)is; de[ ]foro uenie(n)s q(ui)d actulisti[ ? ] |
[10] corredi vari. In secondo luogo le pettegole lagnanze di tutta la notte: "Quella si presenta in pubblico più elegante di me"; "Questa è onorata da tutti, mentre io nel gruppo delle donne sono considerata una stracciona"; "Perché guardavi la vicina?"; "Perché parlavi con la serva?"; "Cosa hai portato di ritorno dal mercato?" | |
no(n) amicu(m) ha(ber)e possumus[ , ] no(n)
sodale(m), alteri(us)
a= more(m) suu(m) odiu(m) suspicat(ur), paupere(m) alere diffici= le e(st), diuite(m) ferre tormentu(m). Adde q(uo)d nulla u= xo(r)is elect(i)o, (scilicet) qual(is)cu(m)q(ue) uene(r)it h(abe)nda; si[ ]fatua[ , ] si deformis, si[ ]fetida, q(uo)dcu(m)q(ue) uitiu(m) e(st), po(st) nupti= |
[15] Non possiamo avere un amico, non un confidente. Sospetta che tu ami un'altra e l'odio per lei. Mantenere una donna povera è difficile, sopportarne una ricca è un tormento. Aggiungi poi che la moglie non si sceglie, ma che devi tenerti quella che ti capita. Se è sciocca, sfigurata, fetida, e se abbia qualunque altro difetto, te ne accorgi dopo il matrimonio. | |
as
discernas,
Equus, asinus, bos, canis,
(et) ui=
lissima ma(n)cipia, uestes q(uo)q(ue) (et) lebetes, sedile ligneu(m)[ , ] calix, (et) urceolus fictilis p(ro)bat(ur) prius (et) sic emu(n)t(ur). sola aute(m) uxor no(n) o(ste)ndit(ur), ne an(te) displiceat qua(m) ducatur. Attende(n)da e(st) semp(er) |
[20] Il cavallo, l'asino, il bue, il cane, anche i servi più vili, i vestiti perfino, le pentole, la panca di legno, un bicchiere, un orciolo di terracotta, prima si provano e poi si comprano: soltanto la moglie non viene mostrata, affinché non dispiaccia, prima che sia sposata. | |
colonna Ce(jus) facies, (et) pulcritudo laudanda ne si altera(m)aspexeris se extimet displicere, uoca(n)da d(omi)na[ , ] ce= lebra(n)dus natal(is) ei(us), iura(n)di[ sic ] p(er) salute(m) ip(s)i(us), ut sit sup(er)stes opta(n)dum, pater ei(us) (et) gerula. pat(ri)= nus, alu(m)nus[ ?sic ]. (et) formosus asseda[ sic ] quoscu(m)q(ue) |
colonna C[25] Bisogna sempre dedicare attenzione al suo aspetto e elogiare la bellezza affinché se guardi un'altra, lei non pensi di non piacere; bisogna chiamarla signora, celebrare il giorno del suo compleanno, fare voto sulla propria salute che lei viva più a lungo,preferire il padre di lei e la levatrice, il discepolo e il bel seguito paterno. | |
dilexe(r)it,
sup(er) amandi[ sic ].
Si[ ]tota(m) ei domu(m) co(m)mis(er)=
is regenda(m), s(er)uiendu(m) ei[ sic ] , si ali q(ui)d tuo arbitrio res(er)uaueris, fide(m) s(ibi) h(aber)e no(n) putabit (et) (in) odiu(m) uertit(ur), (et) nisi cito (con)se(n)s(er)is parat uenena, Anus, aruspices, (et) ariolos co(n)sulit i(n)stitores |
[30] E chiunque lei abbia amato è necessario amare oltremisura. Se di tutta la casa le avrai affidato la direzione devi servire a lei. Se qualcosa avrai riservato alla tua decisione, crederà che non hai fiducia in lei, e in odio si tramuta, e se non avrai acconsentitoto rapidamente ti preparerà veleni. Consulta vecchie, indovini, astrologi, venditori | |
q(ue)
ge(m)ma(rum)
serica(rum)q(ue) uestiu(m),
si om(n)es hos i(n)tro=
mis(er)is periculu(m) pudicitie, (et) si[ ]p(ro)hibueris su= spit(i)o(n)is i(n)iuria. Ve(rum) q(ui)d p(ro)dest dilige(n)s custodi= a cu(m)[ ]s(er)uari uxor i(m)pudica no(n) possit pudicam no(n) debeat, Infida e(n)i(m) custos e(st) castitatis ne= |
[35] e di gemme e di vesti di seta, e se tutti questi avrai ammesso in casa sarà il pericolo della castità, se lo avrai proibito [sarà] l'ingiuria del sospetto. In verità a cosa serve una diligente sorveglianza, non potendo essere preservata una donna di facili costumi, e non dovendo esserlo una casta? La necessità infatti è una custode poco fidata della castità e | |
cessitas;
(et)
illa uere pudica
e(st) dice(n)da
cui li=
cuit peccare (scilicet) noluit[ sic ], Pulcra cito adama= tur, feda facile co(n)temnit(ur), Difficile custodi= tur q(uam) plures ama(n)t, molestu(m) e(st) possidere, q(uam) nemo h(abe)re dig(n)at(ur)[ . ] Minore t(ame)n mis(er)ia defor= |
[40] in verità, si può definire davvero casta solo quella donna che poté peccare ma non volle. Una donna bella è subito amata, una brutta facilmente è disprezzata. Difficilmente si custodisce quella che molti amano, è fastidioso, invece, possedere ciò che nessuno si degnerebbe di tenere con sé. | |
mis habet(ur)
q(uam) formosa
s(er)uet(ur)
. nicil[ sic ] tutu(m)
e(st),
i(n)
q(uo)d
toti(us) p(o)p(u)li uota suspira(n)t. alius forma, alius in= genio, alius faceti(is), alius liberalitate solli= citat[ . ] Aliq(ua)n(do) expugnatur, q(uo)d undiq(ue) lacesci= tur, Quia si p(ro)pt(er) dispe(n)satio(nem) dom(us) (et) [ ] lango(r)is |
[45] Tuttavia una donna brutta si vigila con minore pena rispetto a quella con cui si custodisce una donna avvenente. Nulla è sicuro di ciò a cui si rivolgono le bramosie di tutto il popolo. Uno cerca di sedurla con la bellezza, un altro con l'ingegno, un altro con le arguzie, un altro con i regali. Ciò che si attacca da ogni parte alla fine viene espugnato. Poiché se è per la cura della casa, per il bisogno del conforto nella debolezza | |
solatia,
(et)
fuga(m)
sollicitudi(n)is[ sic ],
multo meli(us)
s(er)uus
fidelis dispe(n)sat, qui auctoritati d(omini) (et) dispositio(n)i obtemp(er)at, q(uam) uxor, q(ue) (in) eo exstima(n)s se[ ]d(omi)nam, si aduersus uiri faciat uoluntate(m). (id est). s(cilicet) faciat q(uo)d placet, no(n) q(uo)d iubetur. Asistere e(n)i(m) egrota(n)= |
[50] e il desiderio di fuggire la solitudine, molto meglio allora che dell'amministrazione si occupi un servo fedele, che si sottomette all'autorità o all'ordine del padrone, piuttosto che la moglie, la quale si ritiene padrona nei suoi confronti, se opera contro la volontà dell'uomo, cioè se fa ciò che le piace e non ciò che le viene comandato. Infatti assistere chi è ammalato | |
ti, mag(is) possu(n)t amici
(et)
ue(r)naculi
b(e)n(e)ficijs o=
bligati, q(uam) illa q(uae) nob(is) imputet lacrimas suas (et) haereditatis spe(m) in limine (et) sollicitudine(m) iacta(n)s, languentis animum desperat(i)o(n)e co(n)t(ur)bet[ . ] Que si [ ]langue(r)it coaegrotandu(m) e(st) et nu(m)q(uam) ab[ ]ei(us) |
[55] possono meglio gli amici o i servi obbligati dai benefici, anziché colei che, davanti alla fine,calcola le sue lacrime e la speranza dell'eredità e e che tenendo lontano da sé qualunque preoccupazione turba di disperazione l'animo di chi sta male. Se sarà lei, invece, a stare male, bisogna star male con lei e non allontanarsi mai dal suo letto. | |
lectulo recedendu(m) ¶ Aut
si[ ]bona fue(r)it et
sua=
uis uxor[ , ] q(ue) t(ame)n rara uisa e(st)[ , ] cu(m) parturie(n)te gemimus, cu(m) p(er)iclitante torq(ue)mur[ . ] Sapie(n)s aut(em) solus e(ss)e pote(st). h(abe)t e(n)i(m) secu(m) om(n)es q(ui) su(n)t, (et) q(ui) umq(uam) fueru(n)t bo(n)i (et) a(n)i(m)um libe(rum) q(uo)cu(m)q(ue) uult |
[60] Se invece ti sarà capitata una moglie buona e di carattere dolce (la quale tuttavia è una rarità), comunque gemiamo con lei quando lei partorisce e siamo tormentati con lei quando lei è in pericolo. L'uomo saggio d'altra parte può stare solo. Ha infatti con sé tutti quelli che sono e tutti coloro che in qualunque tempo furono buoni, e rivolge l'animo libero dovunque vuole. | |
tra(n)sfert.
q(uo)d
corpo(r)e non p(otes)t, cogitat(i)o(n)e co(m)plectit(ur)
(et) si[ ]hominum i(n)opia fue(r)it, loq(ui)tur cu(m) deo, nu(m)q(uam) minus solus e(st) q(uam) cu(m) solus fue(r)it ¶Porro li= bero(rum) ca(usa) uxore(m) duce(re), ut u(e)l nom(en) n(ost)r(u)m no(n) i(n)= tereat, u(e)l ut habeans senectutis p(rae)sidia, (et) |
[65] Ciò che non può abbracciare col corpo, lo fa con il pensiero. E se ci sarà mancanza di uomini, parla con Dio. Non è mai meno solo di quando sarà stato solo. D'altra parte, prendere moglie per avere dei figli, cosicché il nome nostro non perisca o per avere sostegni per la vecchiaia | |
certis utam(ur) haeredib(us)
stolidissimu(m) e(st)
hoc.
Quid e(n)i(m) ad[ ]nos p(er)tinet recedentes a[ ]mu(n)do si no(m)i(n)e n(ost)ro alius no(m)i(n)et(ur). cu(m) (et) fili(us) stati(m) uoca= bulu(m) patris no(n) referat, (et) i(n)numerabiles p(o)p(u)li si(n)t q(ui) eode(m) no(m)i(n)e appellent(ur)[ ? ] Aut q(ue) senectutis |
[70] e per assicurarsi eredi certi, ciò è stupidissimo. Ma cosa ci importa quando ce ne stiamo andando da questo mondo che un altro sia chiamato col nostro nome o che il figlio non porti direttamente il nome del padre visto che poi non si contano quelli che si chiamano nella stessa maniera? E | |
ausilia su(n)t nutrire domi q(ui) prior te moriat(ur)
aut p(er)uersissimis morib(us) sit; aut certe cu(m) ad matura(m) etate(m) p(er)uenerit tarde uidea(r)is ei mori. heredes aut(em) meliores (et) certiores su(n)t amici (et) p(ro)pinqui quos eligas; q(uam) quos uelis nolis h(abe)re cogans \\ |
[75] che sostegni sono della vecchiaia, allevare in casa un figlio che muoia prima di te o sia di pessimi costumi? O almeno che essendo arrivato all'età matura, gli sembrerà che tu tardi a morire? Gli eredi migliori e più fidati sono gli amici e i compagni che tu scegli, piuttosto che coloro i quali, vuoi o non vuoi, sei costretto ad avere accanto. | |